Che l'amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore (Emily Dickinson).
martedì 30 dicembre 2014
30 dicembre 2014
Quel momento in cui credi che tutto possa cambiare.
Non rinuncio mai a certe speranze.
Può essere il difetto di una persona.
La mentalità chiusa e superficiale di un paese.
Lo schermo rotto del telefono.
Io ci spero sempre.
Almeno un pochino.. almeno tra me e me, senza quasi ammetterlo neanche a me stessa per non fare un'altra volta la figura dell'ingenua o della scema.
Spero che le cose cambino.
Confido che i ritardatari diventino improvvisamente puntuali..
che un giorno o l'altro chi ti fissa con superiorità diventi affabile..
che se chiudo e riapro la custodia del telefono io possa trovare lo schermo intatto come per magia..
che alla fine di un mio dei miei discorsoni in cui ripeto sempre gli stessi quattro concetti in croce, chi sta davanti a me capisca finalmente il mio punto di vista e sostituisca a quel "basta" frustrato un "la penso come te".
Ma in fin dei conti lo so: alcune cose non possono cambiare mai.
Faccio fatica ad accettarlo, mi fodero gli occhi e continuo a scommettere sul cambiamento.
E a dimenticare quasi come stanno le cose.
E' così che qualche anno fa mi sono ritrovata a lanciare in aria una moneta, complice anche l'ebbrezza data dall'illusione di essere riusciti a modificare la propria realtà.
Ma quello non era niente, se non una mera ebbrezza appunto.
Fugace per giunta.
Ci ho messo tanto tempo, o forse ci ho messo il giusto, a svegliarmi da quel letargo in cui mi ero collocata.
So che tutto è cominciato in un pomeriggio autunnale mentre camminavo su via Castel Morrone.
E so che in questi giorni ho terminato quella lunga strada.
Mi manca la mia città.
Mi manca Milano.
"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".C. Pavese -La luna e i falò-
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