Che l'amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore (Emily Dickinson).



martedì 18 novembre 2014

13 novembre 2014


Qualcosa è cambiato il giorno in cui Dema mi ha fatto ascoltare quella canzone.
Brutale, irriverente. 
Nessuno di noi conosceva ancora quel gruppo formato da ragazzi della nostra zona.
Ovvero, in realtà si trattava di Torino, non di Ivrea, e la differenza non è poca.
Agli occhi di due ragazzini della provincia, Torino sembrava già un altro mondo a confronto. Era il posto dove si andava con i genitori per fare qualcosa di diverso. Sarebbe stato il posto dove scappare qualche volta di nascosto, invece di andare a scuola. E' diventato la casa di qualcuno, con l'inizio dell'università.

Purtroppo non ricordo esattamente il contesto in cui ascoltai per la prima volta "Colpo di pistola", ma ricordo che Dema cantava a memoria quelle strofe, seppure così veloci.

So per certo però che mi piacque subito.
 Il motivo era che all'epoca mi divertivo ad ascoltare tutto ciò che fosse provocatorio, o che a me appariva tale almeno. 
Eminem, Limp Bizkit, Marilyn Manson.

Si, ho scritto Marilyn Manson.

Qualcuno mi aveva regalato il cd dei Gazosa e io l'avevo cambiato con Marilyn Manson.

Insomma, se c'era qualcosa con parolacce o video musicali turpi era mio.
Per presa di posizione, perchè volevo fare l'arrabbiata con il mondo, per scatenare reazioni perplesse nei miei genitori o nei professori.

Quindi non poteva non piacermi una canzone che dice "ti farò male più di un colpo di pistola
È appena quello che ti meriti".

I Subsonica però non li finivano lì.
Non erano Eminem e soprattutto non si trattava Marilyn Manson, che per fortuna ho perso per strada.

Alla soglia dei 28 anni sono andata finalmente a vedere un gruppo che a cui avrei dovuto dedicare più attenzione in questi anni e che spesso ho lasciato sullo sfondo. 

E' strano come io pensi per mesi alla sera di un concerto, chiedendomi come sarà, ripassando un po' il repertorio musicale. E poi tutto passa in un attimo.

Il concerto è davvero volato per me e ho capito che non importa se sono tornata tardi a "casa".

Probabilmente qualche anno fa non sarei mai riuscita ad apprezzare adeguatamente alcune loro canzoni.
Non ci avrei capito niente.

Invece, oggi "Strade", "Eden" e altri pezzi entrano di diritto nelle canzoni che porterò con me sempre.

giovedì 13 novembre 2014

Always look for the bright side.



Sto pensando a quella poesia di Montale dedicata alla sua compagna.
"Ho sceso dandoti il braccio" si intitola.
http://www.stedo.it/poesie/montale5.htm

Mi è venuta in mente così. 
Dal nulla, quasi. 
Non è neanche tra le mie preferite e, infatti, non è tra quelle che sono pronte ad aspettarmi quando faccio ritorno ad Ivrea, appese nella mia stanza dal 2006. 

Capita a tutti no? 
Di colpo ci vengono in mente ricordi a cui non pensavamo da un secolo e che fino ad un istante prima erano sepolti chissà dove.

Pensavo alla compagna di Montale, una donna estremamente miope, di cui lui si fidava ciecamente, scusate il gioco di parole, al punto da reputarla la sua guida nella vita.

Pensavo a tutte quelle volte che siamo sicuri di qualcosa e chi sta davanti a noi ci fa capire che non si fida del tutto.

Indispone.  

Soprattutto se hai davanti qualcuno che ti conosce bene, o almeno credi.  Ti sembra che in qualche modo ti sfugga. Sempre. 

Sarebbe bello invece lasciarsi guidare, non farsi prendere dallo scetticismo, non fare domande..

A volte però si oltrepassano bivi che noi non avremmo mai incrociato per conto nostro.
Non ci fermiamo davanti a porte su cui invece dobbiamo indugiare.. per poi finalmente aprirle una volta per tutte.

Ringraziamo chi ci lascia indietro ogni tanto. 
Così possiamo tornare a riaprire gli occhi e a vederci di nuovo.