Che l'amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore (Emily Dickinson).



martedì 23 novembre 2010

Lezioni di vita.

Fino a non molto tempo fa Ambrosoli era un cognome come un altro per me. Per essere precisi, associavo questo cognome alla persona a cui è dedicata la biblioteca all'interno del Palazzo di Giustizia di Milano, niente di più.
Ad inizio Settembre 2010, Giulio Andreotti fa una dichiarazione infelice durante un'intervista proprio su questa persona: "Ambrosoli? Se l'andava cercando." Seguono ovviamente polemiche nei giorni successi.
Il giornalista Gramellini pubblica tramite il suo quotidiano articolo "Buongiorno", su La Stampa, una lunga serie di nomi di persone che come l'avv.Ambrosoli "se la sono cercata".
E' proprio quest'ultimo articolo a catturare la mia attenzione. Lo ritaglio e comincio a capire veramente chi era Ambrosoli. Lo stesso giorno La Stampa dedica una pagina intera ad Ambrosoli e ai fatti che hanno provocato la sua morte.

Da Wikipedia.
Nel 1971 si addensarono sospetti sulle attività del banchiere siciliano Michele Sindona. La Banca d'Italia per mano del Banco di Roma investigò sulle attività di Sindona nel tentativo di non fare fallire gli Istituti di credito da questi gestiti (Banca Unione e Banca Privata Finanziaria). I motivi delle scelte dell'allora governatore Guido Carli erano chiaramente tese a non provocare il panico nei correntisti. Così fu accordato un prestito al Sindona, voluto anche in virtù della benevolenza dell'amministratore delegato Mario Barone. Quest'ultimo fu cooptato come terzo amministratore, addirittura modificando lo statuto della banca stessa che ne prevedeva due (nel caso specifico, Ventriglia e Guidi).


Fu accordato tale prestito con tutte le modalità e transazioni necessarie e fu incaricato il direttore centrale del Banco di Roma, Giovanbattista Fignon, di occuparsi della cosiddetta vicenda. Le banche di Sindona vennero fuse e prese vita la Banca Privata Italiana di cui Fignon divenne vice presidente e amministratore delegato. Al contrario di tutte le aspettative, Fignon andò a Milano a rivestire detta carica e capì immediatamente la gravità della situazione. Stese numerose relazioni, capì le operazioni gravose messe in piedi da Sindona e dai suoi collaboratori tanto che ne ordinò l'immediata sospensione. Ma a Roma i poteri forti forse non gradirono una così massiccia operazione di pulizia, sebbene nei pochi mesi di tale gestione emersero innumerevoli aspetti che potevano indurre ad un salvataggio.


Fignon fece egregio lavoro ma non poté bastare e nel settembre del 1974 consegnò a Giorgio Ambrosoli la relazione sullo stato della Banca. Fignon continuò nel suo operato tanto da essere citato anche nelle agende dell'avvocato Ambrosoli che nulla poteva immaginare di ciò che sarebbe seguito. Ciò che emerse dalle investigazioni indusse, nel 1974, a ordinare un commissario liquidatore. Per il compito fu scelto Giorgio Ambrosoli.




In questo ruolo, Ambrosoli assunse la direzione della banca e si trovò ad esaminare tutta la trama delle articolatissime operazioni che il finanziere siciliano aveva intessuto, principiando dalla società "Fasco", l'interfaccia fra le attività palesi e quelle occulte del gruppo. Nel corso dell'analisi svolta dall'avvocato emersero le gravi irregolarità di cui la banca si era macchiata e le numerose falsità nelle scritturazioni contabili, oltre alle rivelazioni dei tradimenti e delle connivenze di ufficiali pubblici con il mondo opaco della finanza di Sindona.
Contemporaneamente a questa opera di controllo Ambrosoli cominciò ad essere oggetto di pressioni e di tentativi di corruzione. Queste miravano sostanzialmente a ottenere che avallasse documenti comprovanti la buona fede di Sindona. Se si fosse ottenuto ciò lo Stato Italiano, per mezzo della Banca d'Italia, avrebbe dovuto sanare gli ingenti scoperti dell'istituto di credito. Sindona, inoltre, avrebbe evitato ogni coinvolgimento penale e civile.
 
Ai tentativi di corruzione fecero presto seguito minacce esplicite. Malgrado ciò, Ambrosoli confermò la necessità di liquidare la banca e di riconoscere la responsabilità penale del banchiere.
La sera dell'11 luglio 1979, rincasando dopo una serata trascorsa con amici, Ambrosoli fu avvicinato sotto il suo portone da uno sconosciuto. Questi si scusò e gli esplose contro quattro colpi di .357 Magnum. Ad ucciderlo fu William Joseph Aricò, un sicario fatto appositamente venire dall'America e pagato con 25 000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90 000 dollari su un conto bancario svizzero. Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali, ad eccezione di alcuni esponenti della sola Banca d'Italia.

Nel 1981, con la scoperta delle carte di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, si ha la conferma del ruolo della P2 nelle manovre per salvare Sindona.
Il 18 marzo 1986 a Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d'armi che aveva messo in contatto Sindona col killer) furono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Ambrosoli.




Ambrosoli quindi non ha ceduto alle minacce e ai ricatti, ha continuato a svolgere il proprio compito nel rispetto della legge, perseguendo ciò che andava fatto. Ci ha rimesso la vita purtroppo. Sindona morirà due giorno dopo essere entrato in prigione, a causa di tazzina di caffè avvelenata. Suicidio, omicidio.. non si sa. Sicuramente questo non basta a controbilanciare tutte le malefatte che all'epoca sono state fatte da questo soggetto, ma soprattutto dalle persone che lo sostenevano e ne proclamavano le buoni intenzioni. In fondo, Sindona voleva solo un sistema di libera impresa no?



Ecco, immaginate ora che qualche mese dopo aver letto e capito a fondo la vicenda, possiate sentire il racconto di questi avvenimenti grazie alla voce di Umberto Ambrosoli, il figlio di Giorgio Ambrosoli.
E' la fortuna che mi è capitata venerdì scorso a lezione di diritto commerciale del prof. Toffoletto. Una lezione incentrata sulli'importanza del rispetto delle leggi nell'attività d'impresa.
Una lezione che invece di basarsi su libri di testo a volte distanti dalla realtà, si è basata su un fatto vero.

Grazie, di cuore.


http://www.youtube.com/watch?v=5Xsu7n1DXTw

Nessun commento: