La causa principale dei litigi amorosi sembra essere il calcio.
Radio e giornali sostengono infatti che i Mondiali dividano uomini e donne e invitano quest'ultime ad essere ancora più pazienti rispetto a quanto già fanno durante il campionato.
Per sollevare il morale delle povere donne costrette a vedere "quei 22 uomini che corrono in mutandoni dietro la palla" (questa è una celebre citazione di una mia professoressa), i giornali propongono rubriche in cui si stilano classifiche dei giocatori più belli per fornire un motivo anche a mogli e fidanzate per guardare le partite.
Vi sono poi siti web che danno idee alle donne su come trascorrere da sole il tempo che il maschio passa invece inchiodato alla televisione.
La nuda verità è questa: siamo noi donne a dover trovare un compromesso!
Tutto ciò non mi riguarda, per fortuna. Sarà il fantamondiale, sarà che ho la televisione a mia completa disposizione, sta di fatto che sto seguendo moltissimo questo mondiale. La situazione è alquanto paradossale se la confronto con quella di quattro anni fa. L'Italia infatti è uscita dal mondiale con largo anticipo, invece nel 2006 vinse. Ebbene, all'epoca devo aver guardato veramente poche partite. Non ho mezzo ricordo legato al percorso dell'Italia, solo qualcuno della finale.
Ero infatti alle prese con la mia maturità e stavo per affrontare un radicale cambiamento di lì a qualche mese, anche se io ancora non lo sapevo.
Nel frattempo c'era invece chi (i ragazzi) si trovava a guardare le partite a Gauna e si faceva delle grandi risate.
Ho guardato la finale ad Ivrea, in pieno centro. Ero appesa alla grata di un negozio per poter vedere la partita a causa della mia scarsa altezza. Quando la sofferenza è finita, una folla impazzita ha travolto la città. Ivrea non è mai stata così piena neanche a Carnevale, l'unico evento in grado di richiamare gente in questa città.
Disorientamento: e' questa la sensazione che ho provato all'epoca. Non gioia, né stupore. Ero letteralmente disorientata, non sapevo cosa fare. Intorno a me c'era gente che non stava ferma un attimo, camion carichi di persone che andavano avanti e indietro. Io non avevo nessuna intenzione di salire sul camion :-)
Poco dopo mi hanno raggiunto persone a me care, persone euforiche ma più tranquille.. così pure io ho potuto festeggiare senza dover fare cose strane.
Spesso ripenso a quell'estate, al momento rappresenta ancora il più grande cambiamento che io abbia mai affrontato.
E' stato come chiudere una porta ed entrare in una stanza in cui non ero mai stata.
Con il passare del tempo, ho potuto notare che quella sensazione di disorientamento, che quella sera ho provato per la prima volta, mi ha accompagnato a lungo. Mi sono dovuta ambientare in quella nuova stanza, ho dovuto cercare nuovi punti di riferimento. Non potevo più affidarmi a quelli vecchi. Quel 9 luglio è stato per me un anticipo di quanto avrei vissuto dopo.